Premi ed economisti
Il premio Nobel per l’economia del 2023 - Il vincitore
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Il famoso premio Sveriges Riksbank nelle scienze economiche in memoria di Alfred Nobel, noto più comunemente come premio Nobel per l’economia, è stato conferito nel 2023 a un’economista dell’università di Harvard, la dottoressa Claudia Goldin. Il premio, del valore di 11 milioni di corone svedesi, equivalenti a circa un milione di dollari USA (ovvero €949.000) le è stato conferito dall’Accademia reale svedese per le scienze per “aver migliorato la nostra comprensione del mercato del lavoro femminile... Le sue ricerche hanno individuato quali sono le cause delle differenze e del rimanente divario salariale di genere1”.
Claudia Goldin è la terza donna ad aver vinto questo premio (dopo Elinor Ostrom nel 2009 e Esther Duflo nel 2019), ed è la prima ad averlo ottenuto da sola, ovvero senza condividerlo con altri economisti.
La ricerca che le ha fatto conseguire il premio
La ricerca che ha fatto vincere alla dottoressa Goldin il premio Nobel si è incentrata sulle differenze salariali di genere tra uomini e donne nel corso dei secoli. Per iniziare, Goldin ha raccolto dati relativi agli Stati Uniti nel corso degli ultimi 200 anni. Ha analizzato poi questi dati per trovare tendenze, a livello di tassi di occupazione e salari, per uomini e donne, per studiare come il divario salariale si è evoluto e per spiegare le ragioni per le quali tuttora esiste. Parte dei motivi per i quali ha vinto il premio è che queste informazioni possono aiutare la società a combattere il divario retributivo di genere e garantire che uomini e donne con la stessa esperienza e ruolo ricevano lo stesso salario.
Nel comunicato stampa dell’Accademia reale svedese per le scienze1, Jakob Svensson, direttore del comitato per il premio Nobel per l’economia, ha affermato, in relazione alle ricerche della dottoressa Goldin:
“Comprendere il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è essenziale per la società. Grazie alle ricerche innovative della Goldin ora conosciamo meglio quali sono i fattori in gioco e quali barriere devono essere abbattute in futuro”.
Quanto scoperto dalla Goldin è estremamente interessante. La partecipazione delle donne al mondo del lavoro si è evoluta, nel corso del tempo, seguendo un modello a U (vedi figura 1, che è stata anche illustrata da Johan Jarnestad, membro del comitato per il premio Nobel).
Quanto scoperto dalla Goldin è estremamente interessante. La partecipazione delle donne al mondo del lavoro si è evoluta, nel corso del tempo, seguendo un modello a U (vedi figura 1, che è stata anche illustrata da Johan Jarnestad, membro del comitato per il premio Nobel).
Prima della rivoluzione industriale, quando la società nel suo complesso era di natura agraria, le donne partecipavano alla forza lavoro con una percentuale che sfiorava il 60%.
Figura 1: partecipazione delle donne al mercato del lavoro a partire degli ultimi anni del 1700
Durante i decenni del periodo tra il diciottesimo e l’inizio del ventesimo secolo, con l’industrializzazione della società, la partecipazione delle donne alla forza lavoro è diminuita. Poi, all’inizio del ventesimo secolo, ha ripreso ad aumentare.
Goldin ipotizza che ci sono stati vari fattori che hanno contribuito all’incremento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Il primo è stato l’aumento del livello di istruzione raggiunto dalle donne a partire dal ventesimo secolo. Questa tendenza perdura tuttora, e ora la maggior parte delle lauree viene ottenuta dalle donne, anziché dagli uomini, nella maggior parte di Paesi del mondo occidentale, inclusi gli USA3.
Anche i cambiamenti culturali e societari hanno incoraggiato la partecipazione al lavoro delle donne. Intorno agli anni 60, le aspettative culturali sul ruolo della donna, prima vista solo come la persona che deve prendersi cura della casa e dei figli, hanno iniziato a modificarsi. Goldin sostiene che a partire da questo periodo le giovani donne hanno iniziato ad apprezzare meno il ruolo, simile a quello svolto dalle loro madri, di essere le uniche responsabili della cura della casa e della famiglia. Questo ha permesso alle donne di intraprendere una carriera senza che questo avesse una connotazione negativa (anche se le aspettative sul ruolo della donna come soggetto maggiormente responsabile della casa e della famiglia perdurano tuttora in molti Paesi).
Un altro fattore che ha favorito l’aumento della partecipazione delle donne alla forza lavoro nel periodo post-industriale è stato un migliore accesso agli strumenti contraccettivi, come la “pillola”. Questo ha fornito alle donne un maggior potere e controllo sulla decisione di se e quando diventare madri, decisione che spesso ha un impatto negativo sulle carriere femminili, cosa che non avviene per gli uomini che diventano padri.
Dettagli del divario di genere salariale
Nonostante i progressi nel livello di istruzione raggiunto e l’aumento percentuale della partecipazione al lavoro, gli uomini guadagnano ancora, in media, più delle donne, anche quando hanno stessa esperienza e ruolo.
Dr. Goldin spiega che se la differenza salariale a livello storico tra uomini e donne può essere spiegata dai diversi livelli di istruzione e carriera raggiunti, le ragioni del gap a cui si assiste in epoca moderna sono più complesse. La differenza salariale diventa ancora più ampia una volta che le donne hanno il loro primo figlio. A partire da questo punto la differenza tra uomini e donne rimane costante per tutta la carriera.
Il Pew Research Center ha evidenziato come la differenza salariale negli Stati Uniti sia rimasta più o meno la stessa negli ultimi 20 anni. I dati mostrano che negli Stati Uniti, le donne guadagnano circa l’82% di quello che guadagnano gli uomini a parità di livello ed esperienza.
L’anno scorso i dati INOMICS sui salari hanno evidenziato come in media, nel settore dell’economia, gli uomini vengono pagati il 23,1% in più rispetto alle donne. Questa differenza, di circa il 20%, rimane costante sia tra economisti che hanno conseguito una laurea, sia tra quelli che hanno ottenuto un dottorato. La differenza salariale varia a seconda del datore di lavoro; secondo gli stessi dati è maggiore nel settore privato, dove questa cifra può raggiungere il 35%. Nelle università e nel settore pubblico si attesta invece attorno al 20%.
Dottoressa Claudia Goldin: biografia
Economista del lavoro e storico dell’economia, la dottoressa Claudia Goldin è nata nel 1946 a New York, negli Stati Uniti. Inizialmente più orientata a studiare microbiologia, ha poi deciso di dedicarsi all’economia e ha conseguito una laurea in economia presso l’università Cornell. Ha anche ottenuto un dottorato in economia all’Università di Chicago nel 1972.
Dopo il dottorato si è dedicata all’insegnamento, lavorando come docente presso varie università, tra cui Princeton, prima che le venisse offerto un ruolo di professore a Harvard nel 1990. È stata la prima donna a ricoprire questo ruolo nel dipartimento di economia di Harvard.
Nel periodo tra il 1984 e il 1988 è stata editore del famoso Journal of Economic History. È stata presidente dell’Economic History Association e dell’Economic History Association nei periodi compresi, rispettivamente, tra il 1999 e il 2000 e tra il 2013 e il 2014. È membro della National Academy of Sciences e dell’American Philosophical Society ed è stata eletta membro della American Academy of Political and Social Science, della Society of Labor Economists, della Cliometric Society, della Econometric Society e della American Academy of Arts and Sciences.
La dottoressa Goldin ha anche scritto numerosi libri di successo, tra cui Understanding the Gender Gap: An Economic History of American Women, un libro che tratta degli stessi temi che le hanno permesso di vincere il premio Nobel. Nel libro espande le sue ricerche investigando argomenti quali l’impatto della pillola contraccettiva sulle scelte di carriera delle donne e l’utilizzo del cognome del partner dopo il matrimonio e analizza anche come le donne sono diventate la maggioranza nei ruoli che richiedono un diploma.
Prima del premio Nobel, la Goldin aveva ricevuto numerosi altri premi e riconoscimenti, alcuni dei quali abbiamo elencato di seguito.
- Il premio Richard A. Lester in relazioni industriali ed economia del lavoro nel 1990, 2008 e 2021 per i suoi libri pubblicati.
- Il premio Carolyn Shaw Bell dell’American Economic Association nel 2005.
- Il premio Mincer nel 2009 per il suo contributo all’economia.
- Il premio IZA per l’economia del lavoro nel 2016.
- Il premio 2019 BBVA Frontiers in Knowledge per l’economia.
- Il premio 2020 Nemmers per l’economia.
È possibile leggere il comunicato stampa completo relativo all’assegnazione del suo premio Nobel presso il sito web dell’Accademia reale svedese delle scienze.
Il grafico "Donne sposate e lavoro" è un’immagine, coperta da copyright, di Johan Jarnestad prodotta per l’Accademia reale svedese delle scienze.
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