Capitalismo contro socialismo

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Se vogliamo parlare di affermazioni famose, l'insistenza di Francis Fukuyama sul fatto che la storia abbia raggiunto, essenzialmente, un punto di arrivo non sembra rispecchiare la realtà. La crescita della Cina, l’ultima grande recessione, l’aumento delle disuguaglianze nel mondo occidentale e ora la pandemia causata dal virus COVID-19, sono tutti fattori che hanno intaccato l’idea che la democrazia liberale capitalista sia il traguardo ultimo della politica. Nella realtà, il ventaglio di scelte politiche si sta ampliando. Alle persone viene continuamente proposta l’opportunità di continuare lungo la strada del capitalismo, talvolta di stampo nativista e talvolta strettamente neoliberale o, in alternativa, di passare nel campo socialista.

Questa scelta, semplice all’apparenza, si rivela in realtà molto più complicata. Innanzitutto, cosa significano esattamente questi termini? Nel clima politico attuale, altamente politicizzato, in cui queste parole vengono continuamente sbandierate e sottoposte a critiche feroci, il loro significato è diventato via via meno preciso. Lo stesso sistema può essere ritenuto ingiusto e dannoso per alcuni e la strada per il raggiungimento di un mondo perfetto e utopico per altri. Molte persone sono, comprensibilmente, confuse. Come ci si dovrebbe sentire a sentirsi affibbiata l’etichetta di socialista con il Rolex? O di sporco capitalista? Per risolvere la questione abbiamo deciso di definire i termini del titolo dell’articolo in modo quanto più succinto possibile. In questo modo, la prossima volta che scoppierà una discussione accesa, sarà possibile comprendere meglio quanto dovremmo sentirci offesi.

Capitalismo

Tra le tantissime differenze che separano il capitalismo dal socialismo, la più importante è il livello di coinvolgimento del governo nell’economia. Il modello capitalista si basa sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e delle cose. L’economia si basa su mercati aperti e liberi le cui forze, chiamate anche “mani invisibili”, determinano i prezzi, i redditi, la ricchezza e la distribuzione dei beni. In teoria, la libera concorrenza produce innovazione, sia nella tecnologia che nelle pratiche, e stimola le imprese a realizzare i migliori prodotti possibili al prezzo più conveniente possibile. Nel corso del tempo la qualità dei prodotti migliora e il loro prezzo diminuisce. Le aziende “inefficienti”, che producono beni di cattività qualità o a un costo troppo elevato, non riescono a sopravvivere, diventano irrilevanti ed escono rapidamente dal mercato. Questo permette alle risorse di dirigersi verso le aree a maggiore “efficienza”, in un processo chiamato da Joseph Schumpeter “distruzione creativa”. Il processo, almeno in teoria, garantisce ai consumatori di avere il massimo delle scelte al prezzo più basso possibile.

Al cuore del capitalismo risiede la promessa della meritocrazia: l’efficienza prevale. È il concetto su cui si basa l’intero sistema. Questo porta a un’altra distinzione chiave rispetto al socialismo: l’uguaglianza o, nel caso del capitalismo, l’assenza di essa. In un sistema capitalistico, le disuguaglianze sono essenziali. Costituiscono un elemento guida, che incentiva il lavoro e spinge al miglioramento continuo con la promessa di quello che potrebbe essere o che potrebbe accadere. Il successo è a portata di mano, tutto quello che occorre è un’ottima etica del lavoro e le idee giuste. E chi decide quali sono le idee giuste? Il mercato. È questo meccanismo, freddo e imparziale, che separa il grano dalla crusca e che, in ultima analisi, guida lo sviluppo economico e spinge verso il progresso.

Capitalism vs Socialism

Socialismo

Un’economia socialista segue una logica totalmente diversa. Ha come obiettivo quello di allocare le risorse in modo più egualitario possibile, attraverso l’intervento del governo. Questo, in parte, viene realizzato attraverso la proprietà statale, non dei privati cittadini, dei maggiori mezzi di produzione. Come principale datore di lavoro, lo stato ha la prerogativa di determinare i salari e gli orari di lavoro e mantenere gli standard delle condizioni lavorative in accordo con i propri obiettivi e valori. I tassi di occupazione diventano insensibili ai capricci del mercato, il che si traduce, in alcune delle società socialiste, con la piena occupazione. In altre società socialiste viene comunque permessa la proprietà privata e il diritto di impresa, ma questo viene associato a tasse elevate, specie sui ceti più abbienti, e a un controllo più stringente del governo, per evitare che si sviluppino pratiche di sfruttamento. Per i puristi, quest’ultimo modello non è più “socialista”, ma piuttosto una foma di democrazia sociale. In America, viene considerata una tirannia.

Mentre il capitalismo favorisce l’efficienza, il socialismo si concentra sull’uguaglianza, sulla ridistribuzione della ricchezza dai ceti abbienti verso quelli più poveri e al mantenimento delle stesse opportunità e, talvolta, del raggiungimento degli stessi risultati, per tutti i cittadini. L’obiettivo viene raggiunto mediante meccanismi diversi, inclusi l’assistenza sanitaria gratuita fornita dallo Stato, il controllo dei prezzi e maggiori spese per i servizi pubblici.

Situazioni reali

In realtà, nella maggior parte dei Paesi, inclusi gli Stati Uniti, spesso considerati il picco del sistema capitalistico, viene utilizzato un sistema economico combinato, che include elementi sia del sistema socialista che di quello capitalistico. Per questo, la risposta alla domanda su quale sistema preferire è complicata e non si può ridurre a una sola parola. In genere, a un livello più elevato di intervento da parte dello Stato, sotto forma di assistenza sanitaria, istruzione e previdenza sociale, solitamente finanziata da tasse più elevate (ovvero una politica di stampo fondamentalmente socialista), si contrappone una riduzione delle tasse e una generale riduzione dell’intervento dello Stato nella vita degli individui (cioè una politica più di stampo capitalista e a favore del libero mercato). Nella maggior parte dei casi, questi approcci avvengono comunque all’interno di un quadro generalmente capitalistico. I punti più estremi possono essere soggetti a critiche e modifiche, ma i fondamenti di base vengono normalmente accettati da quasi tutti i soggetti.

 

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