La vita dell’uomo economico razionale

Utilizziamo ancora un modello antico?

La vita dell’uomo economico razionale

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L’evoluzione dell’essere umano ha spinto la nostra specie dall’essere preda fino a diventare un predatore globale. Non più tardi di 60.000 anni fa, l’homo sapiens percorreva la Terra, insignificante e insicuro, in un tipo di esistenza a basso impatto e con poche conseguenze a lungo termine. La vita, come ben illustrato da Thomas Hobbes era “dura, cattiva e breve”. Passando velocemente al tempo presente, si può vedere come il segno del nostro passaggio sia ormai incancellabile. L’inizio del periodo chiamato “antropocene” dimostra, in modo incontrovertibile, gli incredibili avanzamenti tecnologici compiuti dall'essere umano insieme a un disprezzo, quasi masochistico, per l’ecosistema.

Tuttavia, nonostante la distruzione delle risorse naturali e comportamenti che hanno messo in pericolo la nostra stessa esistenza, troviamo ancora modo e tempo di impegnarci in opere di solidarietà e beneficenza, rivelando una natura che è tanto distruttiva quanto generosa. Gli eventi recenti non hanno fatto altro che confermare questi modelli comportamentali e si è assistito a commoventi momenti di condivisione comunitaria fino ai bizzarri fenomeni di accaparramento dei rotoli di carta igienica. Questo paradosso fa nascere, spontanea, la domanda. Cosa significa davvero essere umani?

I filosofi non sono riusciti, nel corso delle epoche, a trovare una risposta condivisa. In effetti, c’è sempre stato un dibattito acceso su quale risposta dare a questa domanda, ad eccezione di quanto avvenuto per un gruppo di economisti, la cui influenza ha finito per ridefinire questa branca del sapere. Quella che segue è la storia di come questo gruppo ha fornito una propria risposta a questa domanda, ovvero la storia dell’uomo economico razionale.

La sua evoluzione

La storia ha inizio quando Adam Smith, il “padre dell’economia” scrive dell’importanza, per l’uomo, del proprio interesse personale nel far funzionare i mercati. Come spiega nel suo famoso libro “The Wealth of Nations”, non è la benevolenza del macellaio, del fornaio o del produttore di birra che fa in modo che possiamo nutrirci e rifocillarci; la causa è, al contrario, il loro egoismo e il loro impegno costante nell’ottenere ricchezza personale. Anche se vengono menzionati la “generosità, il senso di giustizia e lo spirito di servizio” come fattori importanti nel determinare i comportamenti umani, quello per cui il suo lavoro viene davvero ricordato è il concetto di “egoismo”, che è poi diventato il primo pilastro del concetto dell’Uomo in economia.

Nonostante l'egoismo di base, il comportamento dell’Uomo rimane, secondo Smith, imprevedibile. Per gli economisti, quindi, diventa impossibile effettuare un’analisi accurata e una modellazione precisa dei comportamenti umani, e il loro ruolo è limitato a un ruolo previsionale. Quello di cui gli economisti avevano necessità era trovare una costante, in modo simile a quanto avvenuto con il modello genetico per gli scienziati, per avere a disposizione parametri semplici e prevedibili. Per questo, traendo ispirazione dai colleghi scienziati, gli economisti hanno iniziato a definire la natura e la realtà dell’essere umano per rispondere alle loro necessità teoriche. Per avere accesso al modello scientifico, occorre prima definire i parametri.

L’artefice del successo di questo approccio è stato l’economista politico John Stuart Mill, che a metà del 19esimo secolo, ha sviluppato la definizione di  “homo economicus”: la descrizione di un uomo che aggiunge pigrizia e amore per il lusso al desiderio di ricchezza postulato da Smith. Riconoscendo che questa formulazione semplificava “la complessità della natura umana” e quindi rendeva le risultanze della politica economica “vere solo in astratto”, Mill sosteneva che solo tramite una semplificazione, ovvero definendo i comportamenti umani tramite poche pulsioni chiave, il vero potenziale di questo nuovo ed emergente settore di studi si sarebbe realizzato. Per questa ragione il compromesso era assolutamente necessario.

Tuttavia, l’affidabilità di tale modello non era ancora a livelli accettabili, e la definizione della natura umana richiedeva ulteriori aggiustamenti. Nel delineare il suo “uomo calcolatore”, sul finire del 1800, l’economista William Jevons ha descritto l’essere umano come un essere alla costante ricerca della soddisfazione personale. Vedeva l’individuo come un cercatore, insaziabile, di piaceri. Anche se il piacere derivante da una certa attività poteva terminare - a causa della legge dei rendimenti decrescenti - Jevons sosteneva che non poteva mai essere raggiunta una completa soddisfazione; infatti, man mano che l'uomo "progredisce" (diventa più ricco), si amplia anche lo spettro dei suoi desideri. L’individuo, in questa interpretazione, diventa preda di una cupidigia sconfinata, privo di valori sociali e schiavo del proprio bisogno di consumare continuamente.

Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, l’economista della scuola di Chicago Frank Knight, ha aggiunto la “perfetta conoscenza” a questa improbabile raccolta di tratti caratteriali, trasformando l’uomo calcolatore in uomo omnisciente. L’uomo economico razionale era ora in grado di confrontare tutti i beni e i prezzi in qualsiasi momento. Procedendo lungo questo cammino, senz’altro poco realistico, l’analisi da parte dell’economia della natura umana era ormai completa; anche gli ultimi dettagli erano stati aggiunti e tutto era pronto per una teorizzazione matematica. L’uomo economico razionale, per come appare ora nei libri di testo di economia, era finalmente apparso.

Dalla sua concezione, la sua vita è stata assolutamente di successo, superando le critiche a livello etico e traendo sostegno dall’idea, popolare nel ventesimo secolo, che le risorse fossero, essenzialmente, inesauribili. In ogni caso, come Milton Friedman aveva commentato negli anni 60, non faceva molta differenza analizzare se le astrazioni economiche sulla natura dell’uomo fossero accurate o meno, Le persone si comportavano come se lo fossero e l’economia prosperava, per cui quale era il problema?

Il suo declino

Il problema è presto diventato chiaro. Nel corso degli anni il concetto di uomo economico razionale è arrivato a definire sempre più spesso sia i fini che i mezzi della politica. Il successo veniva definito dallo spendere più soldi, in una costante ricerca di una gratificazione immediata innescata degli innumerevoli desideri e pulsioni di ogni essere umano, e il fallimento da una riduzione dei soldi spesi. Applicando lo stesso concetto, si riteneva che i comportamenti responsabili potevano essere stimolati da incentivi finanziari, noti come "politiche di mercato", e i comportamenti scorretti disincentivati tramite regolamentazioni finanziarie. Questo era un approccio globale, seducente nella sua semplicità, che si è riflesso nelle politiche di governo dei partiti sia di destra che di sinistra lungo tutto il ventesimo secolo.

Tuttavia, i comportamenti degli esseri umani non rispondono solo al sistema del bastone e della carota. Non è semplicemente possibile creare uno sgravio fiscale per ogni cosa buona che si vuole promuovere e una normativa stringente per eradicare tutti i cattivi comportamenti. La maggior parte del mondo in cui viviamo è stata costruita basandosi sul modello dell’uomo economico razionale è il risultato è una società afflitta da problemi quali l’emergenza climatica, un consumismo eccessivo e le disuguaglianze globali. In un periodo storico dove abbiamo necessità estrema di valori quali empatia, collaborazione e moderazione, l’economia è ancora troppo spesso basata su un concetto di essere umano definito da egoismo, avidità e menefreghismo. È un modello non più adatto allo scopo.

In realtà, non lo è mai stato. Come lo scrittore Johnathon Rowe ha riassunto nelle sue conclusioni: “L’uomo economico razionale, non è stato il risultato di un’analisi approfondita e disinteressata sulla natura dell’Uomo, ma è il risultato di un desiderio di avere influenza sulla società... ed è stato delineato in un’epoca passata”. Data l’enormità delle sfide che ci troviamo ad affrontare è necessario un reset. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio che identifichi le energie e i bisogni umani, che riconosca la complessità della natura umana - ammettendone comunque la sua indefinibilità - e sottolinei, al contempo, la nostra dipendenza dal mondo naturale, dal bisogno di reciprocità e dalla comunità a cui apparteniamo.

È fondamentale introdurre un’economia di tipo comportamentale. Ciononostante, il modello di uomo razionale rimane, specialmente negli Stati Uniti, un concetto fondamentale nei libri di testo e nelle politiche applicate ogni giorno, cosa che rivela quanto sia ancora apprezzato e tenuto in considerazione. Guardando al futuro, dopo la pandemia del COVID, è evidente come la valutazione di questo modello debba essere totalmente rivista, se l’economia vuole davvero raggiungere quella credibilità a cui giustamente aspira.

Questo articolo è apparso per la prima volta nel manuale INOMICS del 2021, che puoi scaricare sul nostro sito.

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