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La politica fiscale

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Le autorità governative utilizzano le tasse e/o la spesa pubblica per controllare e stabilizzare l'attività economica di un paese. Questa è nota come politica fiscale. Il governo ha a disposizione diversi strumenti per influenzare l'attività economica di un paese, qualora lo ritenga necessario. Durante le recessioni o in tempi di crisi economica, ad esempio, la produzione è bassa e i tassi di disoccupazione sono elevati: per stimolare la crescita economica il governo può ricorrere a tagli fiscali o ad un aumento della spesa pubblica. Questi tipi di misure sono noti come “politica fiscale espansiva”.

Vediamo prima di tutto come un aumento della spesa pubblica può accelerare la crescita economica. Parte della domanda aggregata in un'economia proviene direttamente dal denaro speso dal governo. Come le famiglie e le imprese private, i governi stessi acquistano beni e servizi; ad esempio, quando costruiscono strade, edifici o altre infrastrutture o quando assumono nuovi dipendenti e lavoratori per svolgere diversi servizi. Un aumento della spesa pubblica (supponendo che il denaro sia speso per beni e servizi prodotti a livello nazionale) si traduce in un aumento diretto della domanda di beni e servizi prodotti a livello nazionale. Le aziende aumenteranno la produzione e assumeranno altri lavoratori per soddisfare la domanda. Così, un aumento della spesa pubblica porta ad un aumento della produzione (PIL) e ad una diminuzione della disoccupazione.

Una domanda importante è quanto aumenterà la produzione se il governo deciderà di spendere un milione di euro in più. In primo luogo, naturalmente, la produzione aggregata aumenterà della stessa quantità, ma non è tutto: la produzione aumenterà di più dell'aumento iniziale della spesa pubblica, perché l'aumento del reddito generato dallo stimolo iniziale aumenterà ulteriormente la domanda. Perché? Perché le imprese venderanno di più a causa dell'aumento della domanda, e realizzeranno maggiori entrate. Una parte di queste entrate le manterranno come profitti, e un'altra parte verrà utilizzata per pagare i loro lavoratori. Di conseguenza, i redditi dei lavoratori e degli imprenditori aumentano. Inoltre, alcuni lavoratori che prima erano disoccupati hanno ora un lavoro e un reddito, e possono quindi acquistare più beni e servizi. Questo a sua volta aumenta nuovamente il reddito in alcuni settori e quindi la domanda aggregata. Questo effetto è anche noto come effetto moltiplicatore. L'entità dell'effetto moltiplicatore dipende in modo cruciale dalla propensione marginale al consumo (mpc) delle famiglie, cioè dalla frazione di reddito che le famiglie consumano e non risparmiano. Se spendi l'80% di ogni € che guadagni, mentre il restante 20% lo depositi sul tuo conto bancario e lo risparmi per il futuro, la tua propensione marginale al consumo è pari a 0,8 e la tua propensione marginale al risparmio è pari a 0,2. In un mondo semplicistico (senza imposte sul reddito o importazioni) un aumento di 1 milione di euro della spesa pubblica aumenterà il PIL per Variazione del PIL = Variazione della spesa pubblica * moltiplicatore = 1,000,000 \(\frac{1}{1-mpc}\). Il termine \(\frac{1}{1-mpc}\) è il moltiplicatore. Se le famiglie consumano l'80% del loro reddito, il moltiplicatore sarà pari a 5 (\(\frac{1}{1-0.8}\)). Chiaramente, maggiore è la propensione marginale al consumo, maggiore sarà l'effetto moltiplicatore. Se, ad esempio, le famiglie consumano solo il 50% di ogni € che guadagnano, il moltiplicatore sarà pari al 2.

Quindi, da un lato, un aumento della spesa pubblica aumenterà il PIL di più dell'aumento iniziale della spesa dovuto all'effetto moltiplicatore. Dall'altro lato, tuttavia, un aumento della spesa pubblica può causare un effetto di “crowding out” che ostacolerà la crescita. L'effetto di “crowding out”, in italiano spesso descritto come effetto “spiazzamento”, descrive il seguente fenomeno: per finanziare l'aumento della spesa pubblica, il governo deve prendere in prestito fondi. Questo aumento della domanda di fondi da prestare farà aumentare il prezzo del denaro, cioè il tasso d'interesse. A un tasso d'interesse più alto, sarà meno attraente prendere in prestito denaro e più interessante prestare denaro. Le imprese e le famiglie con risparmi preferiranno prestare il denaro invece di spenderlo o investirlo. Chi non dispone di risparmi propri potrebbe non essere in grado o non essere disposto a prendere in prestito denaro a questo alto tasso d'interesse. Se le famiglie e le imprese prendono in prestito meno denaro, non possono investire in nuove strutture, edifici o macchinari. Così, gli investimenti pubblici spostano (o spiazzano) gli investimenti privati.

Un altro strumento di politica fiscale sono i tagli alle tasse. Gli sgravi fiscali possono stimolare il consumo privato se il taglio delle imposte porta ad un aumento diretto del reddito disponibile delle famiglie. Le famiglie guadagnano un reddito, di cui una parte viene versata al governo sotto forma di imposte. Il reddito rimanente è chiamato reddito disponibile ed è suddiviso tra consumo e risparmio. Quindi, una diminuzione delle imposte aumenta il reddito disponibile delle famiglie. Parte di questo reddito aggiuntivo, le famiglie lo spenderanno in beni e servizi. Questo aumento della domanda può essere soddisfatto solo se le imprese aumentano la produzione, e per farlo dovranno assumere più lavoratori. Quindi, la produzione aumenta e la disoccupazione diminuisce. Un altro canale attraverso il quale la riduzione delle imposte può stimolare la crescita economica è l'impatto che i tagli fiscali hanno sull'attività di investimento delle imprese. I tagli fiscali possono stimolare gli investimenti, e un aumento degli investimenti porta ad un aumento della domanda di beni e servizi. Di conseguenza, la produzione aumenterà e la disoccupazione diminuirà.

Ora vi chiederete quali siano gli aspetti negativi delle politiche fiscali che abbiamo appena descritto: il problema principale è l'aumento del debito pubblico. Un aumento della spesa pubblica senza un aumento delle tasse aumenterà il deficit di bilancio e, analogamente, anche i tagli fiscali che non sono accompagnati da una diminuzione della spesa. Gli alti livelli di indebitamento sono problematici per una serie di ragioni. Tra gli altri, alti livelli di debito si tradurranno in elevati pagamenti di interessi sul debito o potrebbero causare l'effetto di “crowding out” o “spiazzamento” di cui abbiamo parlato sopra. Oltre a questo, gli effetti dei tagli alle imposte o di un aumento della spesa pubblica dipendono fortemente dal tipo di taglio delle imposte o dalla spesa pubblica. Ad esempio, l’effetto di una riduzione dell'imposta sul reddito non sarà lo stesso di una riduzione dell’imposta sul valore aggiunto. Analogamente, la spesa pubblica può avvantaggiare alcuni settori più di altri, e il tipo di spesa determina l'effetto complessivo sull'economia.  

Altre letture

Per i legislatori è importante avere un'idea di quali tipi di politiche fiscali funzionano meglio. Di conseguenza, gli economisti empirici hanno compiuto molti sforzi per cercare di analizzare e quantificare gli effetti dei diversi tipi di politiche fiscali sulla crescita e sull'occupazione. Kneller, Bleaney e Gemmell, ad esempio, hanno studiato la politica fiscale in un comitato di 22 paesi dell'OCSE per gli anni 1970-95. Gli autori hanno riscontrato in “Fiscal policy and growth: evidence from OECD countries” (Journal of Public Economics, 1999) che la spesa pubblica favorisce la crescita solo se è produttiva, dove la spesa pubblica produttiva è definita come la somma delle spese per l'istruzione, la sanità, la difesa, l'edilizia abitativa, gli affari economici e i servizi pubblici in generale. La spesa pubblica non produttiva sotto forma di spesa per la sicurezza sociale o per le attività ricreative tende ad ostacolare la crescita economica.

Buono a sapersi

Durante la pandemia COVID-19 molti paesi hanno reagito con severe misure di blocco per fermare l'espansione del virus, che allo stesso tempo hanno gravi conseguenze economiche come l'aumento della disoccupazione e la diminuzione della produzione. Le misure per impedire la diffusione di COVID-19 differiscono da paese a paese, così come le politiche pubbliche di protezione dell'economia. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) fornisce sul suo sito web un policy tracker (uno strumento di monitoraggio delle politiche) con informazioni sulle principali risposte economiche che i governi stanno adottando per limitare l'impatto economico della pandemia COVID-19. In questo tracker, che comprende 196 paesi, è possibile dare un'occhiata alle politiche fiscali che i diversi paesi hanno adottato come risposta alla crisi.

 

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