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Le politiche antitrust
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Una politica antitrust è una legge o altro regolamento governativo che limita la posizione dominante delle grandi imprese e promuove la concorrenza sul mercato. In microeconomia, si presume che le imprese cerchino di massimizzare i loro profitti: queste possono arrivare al loro obiettivo riducendo i costi unitari tramite le economie di scala, e/o crescendo abbastanza da spingere le imprese concorrenti fuori dal mercato, riducendo così la pressione concorrenziale dei prezzi sui loro ricavi. Alcune imprese cercano di crescere rapidamente assumendo il controllo, fondendosi o coordinando le attività con altre imprese: tale collaborazione tra imprese prende il nome di “trust”, e può portare ad una riduzione della competitività nel mercato con prezzi più elevati per i consumatori. L’esistenza di un trust può anche costituire una barriera all’ingresso nel mercato, rendendo più difficile per le imprese più piccole la partecipazione allo stesso. I governi che rappresentano i consumatori e le piccole imprese possono quindi scegliere di intervenire sul mercato con una legislazione contro i trust, ovvero con politiche antitrust.
Le politiche antitrust hanno acquisito importanza grazie allo Sherman Antitrust Act del 1890, adottato negli USA. Questa legge vieta la formazione di monopoli e altre pratiche che limitano il commercio. Uno dei più famosi casi in materia di antitrust è stato quello della Standard Oil Company, fondata da John D. Rockefeller. Agli inizi del 1900, la Standard Oil era cresciuta sia a livello organico (incrementando le proprie vendite) che inorganico (con l’acquisto di imprese concorrenti, nonché di imprese di clienti e fornitori) fino ad arrivare a controllare circa il 90% del mercato americano del petrolio. Nel 1911, la Corte Suprema degli Stati Uniti decise che la Standard Oil aveva costituito un monopolio illegale, concludendo che la società aveva limitato il commercio grazie alla sua posizione dominante nel mercato incrementando i prezzi, diminuendo la produzione e abbassando la qualità del petrolio commerciato. La Corte Suprema aveva quindi ordinato che la Standard Oil fosse suddivisa in 34 entità separate.
In seguito, i governi nazionali iniziarono a creare delle agenzie per progettare ed implementare delle politiche antitrust. Tali agenzie includono la Federal Trade Commission (USA), la Competition and Markets Authority (Regno Unito) e il Bundeskartellamt (Germania). Le politiche antitrust sono sancite anche dalla legge europea tramite gli Articoli 85 e 86 del Trattato di Roma, e dagli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Oltre a una produzione inferiore e a prezzi più elevati, la posizione dominante e la limitazione della competizione di una società può portare ad una mancanza di innovazione del prodotto o servizio, e a una riduzione della scelta a disposizione dei consumatori. Tale ragionamento era stato utilizzato nel caso contro Microsoft tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 in relazione al predominio della società nel settore dei sistemi operativi per PC, che stava limitando l’uso di software forniti da società concorrenti. La Commissione Europea vinse il caso, e Microsoft venne obbligata a pagare delle multe ingenti e rendere disponibili i suoi codici sorgente agli altri produttori di software.
La Commissione Europea evidenzia i cartelli e il coordinamento dei prezzi e delle vendite tra presunte imprese concorrenti come "l'esempio più flagrante di comportamento illegale che viola l'articolo 101". Un noto caso di fissazione dei prezzi è quello riguardante i comuni sovrapprezzi per il carburante riscossi da British Airways e Virgin Atlantic per i loro voli a lungo raggio tra il 2004 e il 2006: nonostante entrambe le linee aeree avessero ottenuto dei profitti dallo schema (attraverso i prezzi più elevati pagati dai passeggeri), l’accordo arrivò comunque al fallimento perché c'era un incentivo per la denuncia: la Virgin Atlantic denunciò la collusione al britannico Office of Fair Trading, e solo la British Airways fu sanzionata per l’attività illegale.
A volte capita che i governi si contraddicano a causa delle dimensioni nazionali e internazionali delle politiche antitrust: mentre un governo nazionale può essere incline a stimolare la competizione nel suo mercato domestico attraverso politiche che dissuadano dalla creazione di monopoli e cartelli, lo stesso potrebbe anche ritrovarsi sotto pressione per rappresentare le imprese nazionali che competono sui mercati internazionali. Un esempio? Il fornitore di energia elettrica francese EDF aveva ricevuto un aiuto di Stato sotto forma di riduzione dell'imposta sulle società al momento della liberalizzazione del mercato europeo dell'elettricità, rafforzando la capacità dell'impresa di competere con altri grandi fornitori europei; ma, allo stesso tempo, EDF fu anche accusata di aver usato la sua posizione dominante nel mercato francese per ridurre la produzione e aumentare i prezzi dell’elettricità per i consumatori francesi.
Nota, però, che una maggiore competizione non porta sempre ad un mercato migliore per i consumatori. Un'intensa concorrenza sui prezzi dovrebbe abbassare i prezzi, ma può anche ridurre la qualità dei beni e dei servizi forniti. I cosiddetti monopoli “naturali” che vengono costretti a disgregarsi in nome dell'antitrust per il semplice fatto di essere grandi non sono sempre ben sostituiti. Ad esempio, una società postale nazionale incaricata del recapito della posta è in grado di fornire una copertura completa del paese compensando le aree meno redditizie attraverso le sue entrate provenienti da aree altamente redditizie. Se però la società viene divisa, le aree redditizie come le città di grandi dimensioni densamente popolate tenderanno a ricevere un servizio di consegna migliore, mentre le aree più remote potranno risentirne a causa mancanza di redditività. Un esempio simile si può fare anche con riguardo alle reti di trasporto pubblico. Per questo motivo, affinché servano al meglio il consumatore, delle buone politiche antitrust dovrebbero essere applicate caso per caso.
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Herbert Hovenkamp ha scritto ampiamente sulle politiche antitrust negli Stati Uniti sia dal punto di vista legale che economico. Per un’introduzione e una breve storia delle politiche antitrust, leggi il suo articolo “The Antitrust Movement and the Rise of Industrial Organization” (Texas Law Review, 1989).
Buono a sapersi
Le politiche antitrust sono ancora oggi un tema rilevante, soprattutto per quanto riguarda le grandi società tecnologiche come Facebook, Alphabet (Google) e Amazon. Queste società vantano ricavi che fanno impallidire il PIL di alcune piccole nazioni, ed esercitano potere politico su scala globale attraverso il controllo dei dati personali e le informazioni che i loro utenti ricevono. La coordinazione internazionale delle politiche antitrust è una sfida di importanza fondamentale nel mondo attuale.
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